L'ex caserma Stennio, ubicata fra via Manfredi e via Mura del Carmine, è parte superstite di un più ampio complesso monumentale la cui antica denominazione era Chiesa di “S. Lazzaro de’ Leprosi”. Le prime notizie riguardanti la Chiesa, con l’annesso Monastero e Ospedale, risalgono al 1185: infatti in una pergamena di quell’anno, relativa ad un atto di permuta, viene citata la chiesa di “Sancti Lazari de Leprosis”. Presumibilmente tutto il complesso monastico sorse prima del 1180 per opera dei Cavalieri di San Lazzaro i quali, impegnati nella difesa della Terra Santa e nella protezione dei pellegrini, si dedicarono anche all’assistenza dei lebbrosi. Chiesa e convento assunsero importanza intorno al 1300, tanto da dare il nome al Borgo in cui sorgevano, che ancora oggi si conserva nella denominazione di una strada. I cavalieri di San Lazzaro mantennero il Monastero e l’Ospedale fino al 1450 circa, anno in cui il Cardinale Orsini, Vicario Generale dell’Arcivescovo di Trani, concesse al clero di San Sepolcro i benefici della Chiesa di San Lazzaro. Successivamente per circa un secolo gli edifici vennero quindi gestiti dall’Università di Barletta. In seguito, ad opera dei Padri Celestini, l’Ospedale cambiò nome in “Monastero e Ospedale della SS. Trinità”, ma sulla data di questo cambiamento gli storiografi non concordano; l’ipotesi più fattiva è quella espressa dallo storico Savino Loffredo il quale afferma che “ […] l’Ospedale lasciato a cura dell’Università, a questa concessa ai Monaci dell’attiguo Monastero della Trinità (Padri Celestini) nel 1547”. Con l’occupazione francese i religiosi furono trasferiti presso i vicini Teatini e il convento occupato dai Francesi. Il 7 agosto 1810 il sig. Romey, Sotto Direttore del Genio, in attuazione del decreto di Gioacchino Napoleone Re delle due Sicilie emanato in data 28 dicembre 1807 (soppressione degli ordini religiosi e confisca dei monasteri e beni immobili con relative rendite) e del successivo datato 20 novembre 1809 con il quale si decretava il passaggio del soppresso convento al Ministero della Guerra e Marina, aveva chiesto al Sindaco De Leon notizie sui locali di S. Giovanni di Dio. Le traversie del Convento ebbero praticamente inizio con il periodo di occupazione francese e un edificio che era sorto per benefici e pacifici scopi religiosi, per colpa dei tempi o se vogliamo, per la scarsa accortezza degli allora preposti all’amministrazione della cosa pubblica, fu messo a disposizione del Ministero della Guerra per diventare sede del Genio militare territoriale. Ma la storia infinita di questo edificio non era ancora giunta al termine in quanto nel 1866 il Comune di Barletta tornò alla carica per ottenere la proprietà dell’ex convento, cosa che avvenne il 13 dicembre 1866 con nota n. 689/5546 del Ministero della Guerra. Anche questo possesso durò ben poco dato che, il 17 ottobre 1869, la Direzione Compartimentale del Demanio con nota n. 43651, rientrò in possesso dello stabile per priorità d’uso su ogni altra esigenza. Infatti nell’immobile furono allocate le due caserme “A. Stennio” e “E. Fieramosca” le quali sono state, praticamente, gli ultimi uffici pubblici ad occupare l’ex convento. In seguito, dismesse le due caserme, i locali furono utilizzati da privati ed associazioni.
Purtroppo nel 1965, per volontà dell'allora Sindaco della città, metà del complesso monumentale venne demolito, più precisamente la porzione a sinistra della chiesa, che si articolava a piano terra attorno ad un chiostro, porticato e coperto con volte a crociera sui tre lati. Punto di cerniera tra la porzione dell’edificio demolito e l’esistente era l’ex Chiesa di S. Lazzaro, di impianto originario trecentesco, demolita nel corso del XVIII secolo. L’attuale assetto rende riconoscibile della Chiesa originaria, solo l’abside e l’ex transetto.
A seguito di questi avvenimenti, per la cittadinanza barlettana il complesso diventò un rudere dove avevano riparo, poco dignitoso, alcune sfortunate famiglie e la memoria di uno splendido esempio di architettura si perdeva man mano che il tempo passava e il degrado colpiva sempre di più l’edificio.
I riflettori tornarono, dopo quasi 30 anni, ad essere puntati sull’ex Caserma Stennio, allorquando nel 1985 l’ex Direttore dell’Archivio di Stato di Bari, il prof. Giuseppe Dibenedetto, individuò in quello stabile la sede più prestigiosa per la locale Sezione di Archivio di Stato. I lavori di restauro, più volte interrotti, sono stati completati nel 2022 e l'edificio è oggi pronto per ospitare la nuova sede della Sezione.